mercoledì 14 febbraio 2018

Due parole con Enzo sui migranti

Migranti sulle rive del Roja e Ventimiglia alta

Con Enzo siamo dello stesso paese, anzi, dello stesso quartiere, ma ci vediamo ogni quattro o cinque anni. Ci separano pochi km, una decina, lui è in negozio tutto il giorno-tutti i giorni e quindi non è difficile trovarlo. Le situazioni di vita, tuttavia, dettano delle cadenze che col tempo sono acquisite e prese per buone.
Va detto che con Enzo mi bastano poche parole per mettere a fuoco l'argomento di cui ci mettiamo a parlare. Con un esercizio commerciale in Via Tenda a Ventimiglia, è chiaro che gli rivolgo qualche domanda sui migranti. Con quella pacatezza che gli è tipica, mi spiattella la situazione in una cornice di normalità del fenomeno che sa tanto di verità, rispetto ai deliri che si sentono a destra e a manca. 
I migranti arrivano e a tornate se ne vanno, lasciando il posto ad altri. Cercano di entrare in Europa e ci riescano al di là dei flic, dei mitra e dei controlli a tappeto. Vanno verso il loro destino: una volta passata Nizza, è fatta. Se arrivano in Germania l'accoglienza è al top, qui da noi non è la stessa cosa. 
A Bevera stanno in unico posto dove si mangia male, le donne sono divise dagli uomini, c'è una sola doccia e un solo bagno e fanno code lunghissime. Quelli che sono sotto il cavalcavia, invece, ricevono cibo buono e caldo dai tedeschi e dai francesi che arrivano da Sospel e che gli hanno procurato le tende, soddisfano i loro bisogni nel Roja come fosse il Gange e se la passano meglio degli altri. 
Delinquono? C'è la mafia nigeriana? C'è stata maretta, mi dice, per un periodo, a causa dei magrebini, i neri non rompono le palle; per il fatto che girano avanti e indietro, le vecchiette al pomeriggio evitano di uscire per andare al cimitero o a passeggiare e anche il commercio ne risente un pochino, ma tutto sommato non ci sono grossi problemi. 
E poi mi dice: "Da una parte vorrei che vincessero le destre per vedere cosa riescono a fare. Pensano di fermare i flussi, ma le migrazioni è impossibile fermarle; è certo, però, che arriva il momento in cui si fermano da sole". 
Mi ha detto quello che pensavo e che volevo sentirmi dire. E' una sua/nostra percezione della realtà, che potrebbe non corrispondere al vero, ma è il nostro modo di viverla. E' la storia del presente, semplificata rispetto alla complessità del problema, ma Enzo ed io amiamo la matematica e semplificare è la nostra arte!



venerdì 9 febbraio 2018

La storia appallottolata


Caro blog,

scusa se ti ho trascurato, o meglio, quasi abbandonato per tanto tempo. Mi sono dedicata a tuo fratello, u paìse, per dare spazio alla poesia dialettale ligure e ho perso un sacco di tempo sui social, dove tutto scorre e si consuma come un rotolo di carta igienica. 

Qui da te, invece, scrivevo le mie riflessioni, i miei pensieri; qui ho postato un po' di tutto ed eri anche abbastanza seguito e apprezzato da altre persone. Ciò nonostante, ti ho pressoché abbandonato lo stesso. Sai, di là, su Facebook, è tutto più facile: scorri, ridi, commenti, metti mi piace, leggi, scrivi cose serie o belinate, pubblichi foto, bisticci, cancelli qualcuno che non sopporti più... insomma, pur dovendo sempre "trafficare", è tutto più leggero.

Ma rieccomi a te. Un pensiero di dispiacere me lo hanno anche espresso coloro che ti leggevano sempre e non sono sui social: a loro un pochino sei mancato davvero. Ora va detto: da dove si riparte? Ebbene, qualcosa da dire ce l'ho, altrimenti non sarei tornata! Riparto dalla storia appallottolata, a quelle pagine che, con non-challance, gente di tutti i tipi e di tutte le età, accartoccia e butta via come se niente fosse. 

Buttano via la Resistenza, parlano di nuovo di fascismo come se niente fosse stato. Buttano via la Shoah, la deridono, la disprezzano, pure certi sindaci, mica dei beoni da osteria ubriachi, no, no, anche dei sindaci. Poi appallottolano le lotte operaie, la conquista dello Stato sociale, le battaglie femministe, le emancipazioni a tutti i livelli dicendo che è tutta roba vecchia, anacronistica, da comunisti. E buttano via anche quella pagina lì. Ma non è mica finita, sai, accartocciano anche la cultura, quello strumento così importante per aprire un pochino la mente ed avere l'opportunità per tentare di comprendere i fenomeni. Meglio consumare, godere, inseguire i beni materiali, fagocitare il proprio ego, sbraitare perché arrivano i migranti, perché ci ruberanno tutto, ci sgozzeranno, ci faranno a pezzi e ci metteranno nei trolley. Meglio difendersi da queste brutture, invocando un capo popolo come Benito, che sappia comandare, ducere, ripulire da quella feccia NON italiana che ci ha invasi,

Ecco, ce la stiamo passando male. Siamo caduti proprio in basso, sai, e quelli che hanno ancora un filo di ideologia, quelli che cercano di vedere la storia per quello che è il suo corso, quelli che non la appallottolano, ma cercano di ricordarla, di trarne insegnamenti e soprattutto di provare a comportarsi dignitosamente, ebbene, lo sai come sono stati definiti? Buonisti. Ci sarebbe da ridere, ma è tutto talmente grave e triste che con ce lo possiamo permettere. Sbraitano, invocano il fascismo, sparano, hanno bisogno di sbranare l'altro ed anche me che non la penso come loro.

Allora ho pensato che forse era bene ritornare a raccontarti un pochino come butta, a fare il punto della situazione, perché tu "non scorri" come di là, tu rimani. Tu non dimentichi e per una volta appallottolo anch'io qualcosa, ovvero questo presente fatto spesso e volentieri di niente o, peggio ancora, di ignoranza. La storia però la tengo a mente, quella non la dimentico di certo: è lei che mi dà forza per sopportare questo difficile ed incerto momento.