venerdì 11 settembre 2015

Sciütina e secaressa

...e se le previsioni sono giuste, a breve pioverà: 
speriamo con garbo e abbondanza per mettere fine alla sciütina...


Ogni tanto leggiamo sui giornali o vediamo alla televisione, fra le tante calamità naturali che si abbattono sul nostro pianeta, anche casi di tremenda siccità che devastano i territori di interi paesi, specialmente in Africa. E certi anni, l'estate porta anche nella nostra regione uno stato di siccità, non mai grave, per fortuna, come quelli di cui si diceva prima.
Noi, non certo per insensibilità di fronte a questi gravissimi problemi, ci occuperemo come sempre del risvolto dialettale della questione. La siccità, dalle nostre parti, prende il nome di sciütina, un termine che (concediamoci, una volta tanto, il lusso di una parola 'difficile') è un deaggetivale, cioè un sostantivo che deriva da un aggettivo, nel caso specifico da sciütu, asciutto.
La nostra sciütina ha comunque degli illustri antenati, come l'italiano antico 'asciugaggine' e degli altrettanto nobili parenti come il provenzale eissuchino e il piemontese suitin-a. Comunque la sciütina, come voce dialettale, non sembra andare oltre l'area imperiese con la punta di Alassio dove è scittina mentre a occidente la sciütina è tale nel Principato di Monaco.
Con tutto questo, la nostra sciütina può già essere considerata un probabile neologismo, cioè una parola relativamente recente, rispetto alla più arcaica secaressa che troviamo ancora in uso, ad esempio, a Mentone. Un termine derivato dal tardo latino seccaritia che ha poi dato origine al provenzale secaresso, all'italiano antico seccariccio e al francese secheresse. Ma l'elenco dei vocaboli riguradanti il fenomeno della siccità non è ancora finito. Girolamo Rossi, nel suo Glossario medievale ligure, riporta anche la voce sechagna che definisce 'tratto di mare o di fiume a secco' e si riferisce al letto dei corsi d'acqua nei quali la terra si screpola per via della siccità, appunto.
In chiusura, la consueta nota sul linguaggio dialettale che come si sa è sempre ricco di metafore. Chi, guardando il prorpio portafoglio, lo vedeva desolatamente vuoto, non poteva fare a meno di esclamare: «Che sciütina!» come a dire 'che miseria!'


Renzo Villa, Dialetto ieri e oggi, Cumpagnia di Ventemigliusi, Pinerolo (To), 1996 


2 commenti:

Alberto ha detto...

Eh eh, noi a Isola per sechagna intendiamo un'altra cosa.

MarLor_58 ha detto...

Grazie per la bella spiegazione, come sempre. La farei leggere a mia mamma .... se avesse pazienza di leggere!!! Ma per lei è tempo perso ... meglio - come fatto la scorsa settiamana 'bagnaà e aurive che i croa tute da a Sciütina! a chele au fundu g'on girau l'aiga du puzzu grande, ma ne vegneva poca e ghe lasciava a manega mezz'ura e passa e in tu mentre ghe tagliava e sferle' :)