mercoledì 29 dicembre 2010

Le arance di Siviglia

Sitrùi de Valebona - Arance amare di Vallebona

Tra le produzioni agricole di Vallebona spiccava un tempo la coltivazione de A sciùra de sitrùn, ovvero il Fior d'arancio amaro, di cui ne parlai a suo tempo qui.
Non molti anni fa ho scoperto la marmellata di arance amare, che mi è piaciuta oltre misura e che non sapevo esistesse. In questi giorni, "casualmente", mi sono approvvigionata di tali frutti nel circondario in cui vivo, residui di una coltivazione ormai abbandonata e dimenticata e mi sono attivata tramite il web per fare la mia prima marmellata in assoluto, avendo sentito dire, tra l'altro, che sia abbastanza difficile.

Preparazione della marmellata
di arance amare

Con l'entusiasmo (e la fortuna) del principiante mi sono messa al lavoro, riflettendo su questa particolarità: le arance amare sono dette pure "arance di Siviglia" vista la grande presenza di questa pianta in quella località e la marmellata relativa non è mai stata né prodotta, né consumata, come tradizione vorrebbe, dalla gente del posto. La stessa cosa è accaduta al mio paese: i sitrùi venivano raccolti e sbucciati per spedire le scorze alle ditte produttrici di canditi o di liquori, ma di marmellata neanche l'ombra.

Bella, buona e ricca di pezzettoni!

Ma c'è di più. E' risaputo che la popolarità di questo alimento è dovuto agli Inglesi, che la chiamano "marmelade", il che non desta nessuno stupore se non quello che ancora una volta la popolarità di un agrume dipenda da quel popolo, come per i limoni. Tuttavia quel nome, così simile all'italiano "marmellata", nasce in seguito a questo episodio: un carico di arance spagnole non ritirato nel porto di Aberdeen, in Scozia, diede lo spunto a qualcuno, per non perdere il prodotto, di lavorarle con lo zucchero, ottenendo un composto senza nome che piacque molto ad una nobildonna. Il suo cameriere continuava a chiederle: "More my lady?" (ne vuole ancora?) con quel particolare accento scozzese che portò ad attribuire il nome di marmelade a quella prelibatezza.
La storiella è curiosa, ma ciò che mi ha colpito maggiormente è il fatto che un tempo non sprecavano nulla ed ogni cosa era "sfruttata" in ogni suo possibile utilizzo. Come mai né a Siviglia, né a Vallebona hanno mai pensato di produrre una tale bontà?!?


lunedì 27 dicembre 2010

Distanze


Questo brano, che mi è sempre piaciuto molto, riporta con nostalgia all'infanzia. Mi piaceva soprattutto perché segnava la distanza dimensionale tra genitori e figli: un tempo lo vivevo come figlia, oggi come madre, ma la sostanza non cambia. Non c'è nulla di male nelle distanze generazionali, sono inevitabili, però dispiace un pochino non poter condividere assieme molte cose.
O meglio, "esserci" alla stessa maniera.


venerdì 24 dicembre 2010

L'arrivo

Il 24 dicembre, intorno alle ore 14, l'appuntamento con i ragazzi che arrivano da tagliare la legna per U fògu du bambin è immancabile.

Iniziano a suonare i clacson dall'inizio della zona abitata alla periferia del paese, e continuano la loro gazzarra finché non arrivano sulla piazza, dove le scaricheranno per trasbordarle su trattori più piccoli e salirle per i carugi, sino alla zona destinata ad accogliere il fuoco.

Il fuoco arderà per tutto il periodo compreso tra il 24 dicembre e il 6 gennaio, diventando il simbolo di aggregazione per eccellenza durante il periodo invernale.

La legna che i ragazzi provvedono è recuperata in quei boschi nei quali, durante l'estate, ci sono stati incendi e i pini sono stati danneggiati. Anche le piante aggredite da malattie e sofferenti vengono abbattute per eliminare la contaminazione e fare spazio a quelle nuove.

Inutile dire che il rito dell'arrivo non me lo perdo mai: sentire quei clacson che festosamente annunciano il ritorno e che unendo un'ingente energia di forze è stata fatta la provvista della legna per U fògu du bambin, vi posso garantire che è proprio una bella emozione.
Puntualmente mi commuovo e piango...

Buone feste a tutti!


martedì 21 dicembre 2010

Per Vicé

Ventimiglia e Mentone, ieri alle 9.00

...tutto sembrava simbolo di luce e serenità, ieri, per Vicé.
Al mattino era nuvolo, ma sul mare si è imposto l'azzurro; e lassù, in Piemonte, fuori dalla chiesa, spiccava la montagna bianca di neve.

La montagna di fronte a Borgo San Dalmazzo (Cn)

Bianchi erano i fiori, bianco l'involucro di legno che conteneva il suo corpo, bianco il ricordo del suo sorriso, bianca e leggiadra l'energia con cui sua figlia ha sostenuto ogni passaggio, bianca la luna piena alla sera quando tornavamo.
Vicé se ne è andata nella luce, di questo ne abbiamo avuto certezza. Ricordiamola con il sorriso sulle labbra e continueremo ad illuminarla.
Noi, compagni di scuola, dobbiamo continuare a vederci per le cene, così mi ha chiesto sua figlia.
Dentro di noi un gran bel ricordo di lei e un pensiero Troppo assurdo per come se ne è andata.


sabato 18 dicembre 2010

Laghi dorati

Mar Ligure visto da Vallebona

In questo autunno-inverno gelido, dove il freddo e la morte mordono senza pietà, la luce ridà conforto e calore, nei laghi in cui la vista si immerge.
Stamani il sole colmava una porzione di mare regalandoci un meraviglioso lago dorato e

L'olio nuovo

l'altro ieri l'olio nuovo cadeva nel mastello esprimendo come sempre il suo oro.
Yin e yang, meno male.


giovedì 16 dicembre 2010

Troppo assurdo

Vincenzina D'Amico - Vicé

L'appuntamento era per il 15 sera, il motivo la cena dei compagni di scuola di ragioneria.
Ma ieri mattina, appena svegli, è arrivata dal Piemonte la tragica notizia: Vicé, la dolce e sempre sorridente Vicé è morta, non per incidente o malattia, ma assassinata.
Vittima di un dramma della gelosia, se ne è volata via contro la sua volontà, freddata da un pazzo che a sua volta si è sparato.
E' pure faticoso scriverlo, figuriamoci farsene una ragione...
Non mi sento di spendere troppe parole, mi limito a trascrivere la poesia di Prèvert che Marco Lorenzi ricorda ancora oggi a memoria e che Vicé aveva scritto col pennarello sul banco, quello davanti alla cattedra:

Alicante

Un'arancia sul tavolo
il tuo vestito per terra
e nel mio letto tu
dolce dono del presente
frescura nella notte
calore di mia vita.

La 5° A dell'Ist. Tecn. Commerciale "E. Fermi" di Ventimiglia, diplomati dell'anno 1977 e tutti gli altri compagni di scuola, ti piangono fraternamente e non ti dimenticheranno.

"Ciao Vicé"


sabato 11 dicembre 2010

Chi siamo noi


"Chi siamo noi, chi è ciascuno di noi, se non una combinatoria di esperienze, di informazioni, di letture, d'immaginazioni? Ogni vita è un'enciclopedia, una biblioteca, un inventario di oggetti, un campionario di stili, dove tutto può essere continuamente mescolato e riordinato in tutti i modi possibili."

Italo Calvino, Lezioni Americane, pag.120


martedì 7 dicembre 2010

Dietro alla finestra

Il ciliegio di Gian Paolo

Le piante a foglia caduca sono l'elemento più indicativo del passare delle stagioni. In autunno il ciliegio perde gradualmente le sue foglie dopo l'ingiallimento: questa trasmutazione vista da dietro alla finestra offre quotidianamente un quadro di "natura viva" che parla silenziosamente all'anima.
La natura, come sempre, maestra di vita.


lunedì 29 novembre 2010

Farsi la sciarpa

Molti di noi sono cresciuti vedendo in casa o sui gradini dei carugi solerti mani sferruzzare per dar vita a caldi maglioni di lana, sciarpe, guanti e quant'altro. Oggigiorno, però, è una consuetudine andata in disuso o, per lo meno, non più frequente come un tempo.

La curiosità, quindi, di vedere qualcuno nell'atto di dedicarsi a questa pratica affascina sempre un pò, proprio per quel retaggio che sa di tempi andati e di atmosfere così calde e familiari. La curiosità, poi, raggiunge il suo culmine quando la circostanza riveste caratteristiche così insolite...

E veniamo al dunque. Mi sono ritrovata al Caffè Mentelocale a Genova, nell'androne di Palazzo Ducale, all'ora dell'aperitivo serale e al tavolino a fianco c'era una giovane ragazza, pressoché ventenne, col proprio fidanzato che tranquillamente sorseggiavano la loro consumazione e nel frattempo lei si dedicava al lavoro a maglia per ultimare una sciarpa.
Un'immagine inattesa, in un luogo inatteso, un'età impensabile per dedicarsi a quella lavorazione.
Che bello.


Stamattina...


...in Liguria, il cielo è così.


martedì 23 novembre 2010

Più pietà


Devi avere più pietà per chi soffre
mi dici, mia vita, e hai ragione.
Non so che galaverna, che gelata
un giorno mi intaccò il cuore.
Da allora, lo confesso, il dolore
degli altri mi sembra spesso poca cosa
di poco conto se penso
a quello che io ho patito.

Ma di un bambino che aspetta suo padre invano
di un senzatetto costretto a tendere la mano
di chi dalla sua terra è lontano
e non vi può ritornare
tu lo sai che mi stringe una pietà
- benedetta, benvenuta anche adesso -
più forte che di me stesso.

Giuseppe Conte (Imperia, 1945)

Foto di Milva Pizzio - Perinaldo, febbraio 2010




giovedì 18 novembre 2010

Luoghi e settori della cooperazione ligure: agricoltura e pesca nel Novecento


Lunedì 29 novembre, alle 17.30, alla Camera di Commercio di Genova, ci sarà la presentazione del volume Luoghi e settori della cooperazione ligure: agricoltura allevamento pesca. Trattasi di un lavoro "a più mani" che esplora le forme di propagazione delle conoscenze agrarie nel savonese con il saggio di Alessandro Marenco, le continuità e le innovazioni nel settore ittico nel genovesato, grazie al contributo di Nadia Repetto, e che pone pienamente in luce – con lo spoglio da parte mia del periodico “L’Agricoltura ligure” – l’instancabile attività di Mario Calvino e della Stazione sperimentale di floricoltura di Sanremo.

Nell'ambito della Lega delle Cooperative opera AMES, l'Associazione per lo studio della mutualità, della cultura e della storia dell'economia sociale: con questo lavoro si aggiunge un nuovo tassello alla conoscenza della storia dell’associazionismo economico in Liguria, cui questa collana è dedicata e che è magistralmente curata da Sebastiano Tringali. Il libro non si troverà in vendita, ma verrà donato ai partecipanti alle varie presentazioni, di cui quella del 29 novembre è la prima della serie.

Degli autori:

Pratiche di buona cultura: comizi agrari e cattedre di agricoltura in Liguria ai primi del Novecento (Alessandro Marenco).

Alessandro Marenco è scrittore e storico. Ha collaborato, con il professor Davide Montino, a Storie della Val Bormida, riflessioni e ricerche sulla storia locale tra XIX e XX secolo, una raccolta di saggi di diversi autori, tutte riguardanti temi di storia moderna e contemporanea; e Storie Magistrali, maestre e maestri tra Savona e la Valle Bormida nella prima metà del Novecento, entrambi per la collana “Libri dell’olmo” della Comunità Montana, diretta da Giannino Balbis. Collabora con l’Archivio Ligure per la Scrittura Popolare (ALSP) presso l’Università di Genova e, insieme a Davide Montino, ha avviato il progetto per costituire l’Archivio Valbormidese per la Scrittura Popolare.

La rivista "L'agricoltura ligure" (Maria Pia Viale).

Maria Pia Viale è autrice di Un viaggio chiamato ginestra. Breve storia della floricoltura di Vallebona, ed. Comunità Montana Intemelia, 2007. Per Ames e Cia ha pubblicato Le radici di un percorso. L'associazionismo agricolo nella provincia di Imperia, Genova, 2010.

Volti e parole della pesca in mar Ligure: viaggio attraverso le testimonianze di donne e uomini (Nadia Repetto).

Nadia Repetto è ricercatrice dell’ambiente marino, con all’attivo numerose pubblicazioni scientifiche e divulgative.


lunedì 15 novembre 2010

Solidarietà

Bambini
(foto presa dal web)

Per amicizia e solidarietà con la persona coinvolta, rimando coloro che mi seguono al blog di Alberto Cane, che ha pubblicato un post in cui spiega ampiamente la vicenda.
Anticipo soltanto che trattasi di una "battaglia" portata avanti da una coppia di genitori il cui figlio frequenta le elementari a Genova: la scuola aveva in programma una visita "educativa" alla Caserma di Bolzaneto...
Hanno vinto, la gita è stata annullata, ma in loro è rimasta molta amarezza per l'isolamento in cui si sono ritrovati, sia da parte degli insegnanti, sia (e soprattutto) da parte degli altri genitori.
Naturalmente ai bambini sarebbe stato taciuto ciò che accadde in quella caserma, che potete trovare sintetizzato in questo sito: Verità e giustizia
Può venir meno la coscienza di fronte alla politica, ma non di certo di fronte alla storia.



lunedì 8 novembre 2010

Un autunno come quello


Dammi un autunno come quello
degli alberi cedui, mia vita.
Il tremolio glorioso e tintinnante
di una luce superstite e infinita,
di esistere ancora la voglia,
il sogno di essere il sole che fa ogni foglia
prima della caduta.


Giuseppe Conte (Imperia 1945)


domenica 7 novembre 2010

E' giovane, ma crescerà

Bruno Campagno

Per gli appassionati di pallapuno, balùn per i Liguri, balòn per i Piemontesi, l'appuntamento immancabile era per la finalissima di campionato disputata ieri a Dogliani (Cn) in una classica giornata autunnale. Una sottile nebbia sospesa e 9° di temperatura, come al solito hanno colto molti Liguri impreparati ad un clima così diverso dal loro: in Riviera, infatti, la giornata era decisamente primaverile.
Il giovane Bruno Campagno, primo campionato in serie A, è riuscito ad arrivare in finale e, se avesse vinto, sarebbe entrato nel guiness dei primati come campione non ancora ventunenne, così come accadde a suo tempo per Augusto Manzo, Franco Balestra, Felice Bertola e Massimo Berruti.

Paolo Danna

Il suo avversario, Paolo Danna, si è meritatamente aggiudicato il 4° scudetto, dato che ha giocato una spettacolare partita, dando prova di alta levatura atletica. Indubbiamente anche l'esperienza maturata nei suoi oltre 10 anni di differenza con il giovane Campagno ha contribuito alla sua supremazia, così come i suoi compagni di squadra, che lo hanno ben aiutato.

Folklore sul campo:
mani contadine, pane, salumi e vino

Lo spettatore trascorre una giornata intensa in vista di questo evento. Per noi Liguri, in particolare, andare alla finale in Piemonte è un vero e proprio rito, che inizia con una partenza di primo mattino e offre alcune ore di piacevole aggregazione tra le persone che compongono la "macchinata". Quelle ore, insieme ai chilometri, scorrono rapidamente, grazie alle conversazioni che si intavolano strada facendo.

Il pubblico della finale 2010 - lato sinistro

Eravamo in tanti, anzi tantissimi e, anche se abbiamo dovuto aspettare per ben due ore l'inizio della partita, quel tempo non ci è pesato, perché il balùn è un "mondo", una dimensione ricca di atmosfere, di incontri con gente conosciuta, di personaggi particolari, di comportamenti, oggetti e valori che nella vita di ogni giorno sfuggono alla rimembranza.

Il pubblico del balùn - lato destro

Ci si aspetta sempre una "bella partita" perché, se così è, il balùn regala emozioni intense; tuttavia ogni incontro ha la sua storia e l'appassionato sa cogliere ed elaborare tutte quelle riflessioni che la situazione richiede. In ogni caso, ieri, benché la squadra vincente abbia da subito imposto la sua supremazia, la partita e il contesto hanno colmato le aspettative dello spettatore.

Campagno

Trovarsi a vent'anni davanti a più di 2.000 spettatori e dover sfidare il campione della passata stagione, credo sia realizzare un sogno, ma anche una grande responsabilità e mi sono chiesta spesso quali potevano essere le emozioni che provava questo ragazzo... Ho percepito nettamente che, comunque andassero le cose, non ha mai dato, durante la partita, nessun segno di cedimento, dimostrando una forza di carattere non da poco e suppongo anche abbia avvertito dello smarrimento dato che non riusciva ad esprimere al massimo le sue possibilità, cose che tuttavia si sa che capitano, ma che non si vorrebbe accadessero proprio il giorno della finalissima.

Michele Giampaolo e Paolo Danna

Danna e Giampaolo erano come due mastini e nulla perdonavano: indubbiamente due giocatori di grande levatura. Tra i commenti del pubblico, più volte si sentiva sostenere che una spalla come Giampaolo fa la differenza, soprattutto se affianca un giocatore di per sé già forte come Danna. Altro commento ricorrente era rivolto alla scelta del campo per svolgere questa disputa: occorreva uno sferisterio più capiente, visto che eravamo così stipati da non poter disporre che della nostra posizione eretta senza possibilità di movimento alcuno...

In attesa della battuta dell'avversario

Tipico di Campagno, e non solo, è "girare in tondo" a 360° nell'attesa che l'avversario si appresti a battere la palla: un chiaro tentativo di scaricare la tensione nervosa e riprendere fiato, dato che è uno sport che per il caposquadra comporta un notevole sforzo. Un turbinio di pensieri ed emozioni girano in quel piccolo cerchio nel tentativo di confidare in una sorte migliore all'imminente disputa.


...con le ginocchia insanguinate

Nel colpire un pallone, Campagno si è procurato delle escoriazioni alle ginocchia e vederlo giocare gli ultimi punti con quelle sbucciature mi ha provocato... tenerezza: ha l'età di mia figlia e, più che spettatrice ed appassionata di balùn, in quel momento ero mamma, e mi dispiaceva vederlo "ferito e vinto". Ma la vita sarà senz'altro generosa con lui in futuro, perché le qualità per diventare un campione non gli mancano, anche se dovrà imparare ancora sia dal punto di vista tecnico, sia per temprarsi: è giovane, ma crescerà.

Folklore a fine partita

Si torna a casa: le bute d' vin sono vuote, le carte non contengono più gli affettati, il cestino ed il tagliere per i buoni salami piemontesi ricompariranno il prossimo anno alle finali. D'altronde è obbligatorio mangiare sul campo, altrimenti si rischia di non trovare un posto interessante per assistere alla partita e i Piemontesi fanno il sacrificio di arrivare per tempo, ma si organizzano alla grande per non farsi mancare nulla... Sarà che noi Liguri abbiamo una certa reputazione, fatto sta che tendenzialmente non "abbondiamo" in libagioni come loro...
Diversi sì, in tante cose, ma completamente affini nella passione per il balòn!



mercoledì 3 novembre 2010

Finestra sul mare

Mar Ligure
Colline a ridosso di Bordighera

"A guardarlo dalle nostre colline, della Liguria occidentale, sale all'orizzonte come un immenso edificio di luce. A volte è bianco e fa l'effetto di una nuvola; più pesso è di un azzurro che sconfina; se il vento lo ghermisce, appare solcato di cammini, specie di sera. Ma in fondo che mare è? A un'apertura, a una libertà metafisica non corrisponde una realtà geografica: è quasi un lago e le sue rive sono state spesso insanguinate e lo sono anche adesso.
Su coste di sabbia o di roccia si svolgono faide politiche e religiose, lotte di intolleranza monoteista. Possibile che, come dice Freud, non si possa vivere senza un dio a contatto del deserto?
(...) E' un mare che il più delle volte risplende e il suo bordo lontano sembra versarsi altrove per rifrazione di orizzonte.
(...) E' così, questo mare non si può guardare senza patirne le conseguenze, mare antico, mare devastato, insanguinato, ma che sprigiona luce anche dai suoi scogli. Mare che reagisce al calare della notte listandosi di un viola arioso..
Fra il mio paese e il mare si frappone una rupe, un agglomerato di ciottoli e conchiglie dall'aspetto arcigno. La vegetazione è di ginestre spinose, quelle che ha stilizzato Sutherland in "Capo di Spine" per dare un'idea della crudeltà del mondo, di cisti vellutati e fragili, di qualche ulivo superstite che vive a stento. Di lassù si gode, saltate le orrende costruzioni della nostra costa, di un vasto arco luminoso. La giornata era tersa, il mare mosso; l'acqua viaggiava e l'Esterel lontano prendeva il largo con le sue cime evanescenti; le due isole di Sainte Marguerite e Saint Honorat sembravano anch'essi velieri d'argento. Ma non riuscivo a trasognarmi. Forse perchè sapevo di dover scrivere, s'affacciavano nel turbinio luminoso le civiltà morte, con cui queste terre erano state a contatto (gli ulivi li avevano portati i Fenici), e le civiltà vive s'affrontavano sulle rive invisibili in lotte furibonde: mani tagliate, lapidazioni, donne e bambini massacrati. Mi domandavo perché non erano già avvolti dalla polvere del tempo.
(...) Ma, sogni a parte, non so veramente che dire, questo azzurro che scolpisce le cose che tocca e le corrode, che ha sovrastato un mondo di pastori, di pescatori, di ulivicoltori, è pieno di ombre segrete sempre più fonde per eccesso di storia e di luce."


Mare di luce e di sangue. La realtà politica contro la libertà metafisica, in Finestra sul Mediterraneo, a cura di S. Buonadonna, Il Melangolo, Genova 2001 pp. 67-68
Francesco Biamonti, Scritti e parlati, Finestra sul mare, Giulio Einaudi editore, Torino 2008, pp. 148-149


venerdì 29 ottobre 2010

Noia, malinconia, vibrazioni liriche

Mar Ligure
(foto di Arturo Viale)


"La noia è un blocco dell'atto, un vuoto tra due progetti, ma passa, perchè lo spazio si riempie da solo. La coscienza umana non può restare vuota, si popola di versi di poeti, visi di donne, ricordi, e sensi di colpa. Si pensa sempre a qualcosa, e per me la malinconia prevale sulla noia, che diventa così una specie di réverie mista a tristezza intorno alle cose che mi circondano. Da questo stato nasce la prosa dell'elegia, che è un modo di sfuggire al sadomasochismo dei rapporti umani troppo stretti.
La noia permette di contemplare quello che appare in lontananza, a metà strada tra il dolce e il funebre, e di sottrarsi in questo modo alla polemica e alla collera. Questa noia malinconica ci pone al di là dell'angoscia paralizzante, favorisce lo slancio dell'immaginazione e anche della lucidità, e dispensa dall'alzare il tono e lanciare delle grida: "Gettare il proprio cuore tra le cose e allontanarsene per meglio contemplarle e oggettivarle", diceva Camus.
La noia è più arida, la malinconia è più musicale, ha una vibrazione lirica. Sul mare l'aridità prevale. Per me, niente può essere concepito senza legame con il paesaggio, e quando le cose riappaiono sul mare, nel mezzo dei ricordi, hanno questo tono di spoliazione e di dolcezza, non tanto dal punto di vista della malinconia romantica, quanto da quello dell'universalità. Lo sguardo sul mare causa la contemplazione dell'infinito. Le rocce mi riportano alle cose antiche. Il minerale è più vicino all'essenza, mentre il deserto è più superficiale. La letteratura della mia regione è fatta di questo linguaggio aspro, teso verso l'essenziale. Oggi vedo scrittori che si buttano con rabbia nel bel mezzo della mischia, della lotta, della carneficina, del saccheggio. Non amo questo tipo di letteratura, preferisco la contemplazione."

Francesco Biamonti, Une manière de contempler le lointain, Magazine littéraire n. 400, luglio-agosto 2001, pag. 32.
Francesco Biamonti, Scritti e parlati, G. Einaudi Editore, 2008, pag.54-55




giovedì 21 ottobre 2010

Fumare il toscano

Fumare è un vizio, si sa, ma a volte assume la caratteristica di un rito, che innegabilmente merita le sue osservazioni.


All'apparenza la sequenza fotografica pare proponga tre foto uguali, ma in realtà il toscano si sta consumando, aumentando gradualmente la parte incenerita.
Caratteristica del sigaro è di essere formato da un'unica foglia di tabacco che, se conservato alla giuste condizioni e fumato ad arte, si consuma in modo compatto, senza far cadere la cenere per un bel pò di tempo.


Soltanto quando questa comincia ad incurvarsi, è opportuno procedere a depositarla nel posacenere, onde evitare "incidenti"... Molti non gradiscono l'odore prodotto dal toscano, tuttavia è seducente osservare la calma del fumatore.

Secondo me è un vero e proprio antistress, perchè richiama ad una distensione che la sigaretta non contempla. Nel mondo contadino era consuetudine fumare il toscano o i toscanelli, da parte soprattutto degli anziani, e non stupivano affatto i tempi lenti impiegati, come invece stupiscono ai giorni nostri.
Forse ciò che stupisce oggigiorno è vedere i fumatori di toscano capaci di assoggettarsi alla quiete, lasciando da parte nevrosi e agitazioni varie.
Un immagine a suo modo benefica oltre che affascinante.


venerdì 15 ottobre 2010

Coltivare

Vigneti e uliveti nel Chianti in Toscana

Laddove l'intervento dell'uomo sul territorio per la produzione agricola offre questi spettacoli, vien da pensare al perchè esistono le metropoli.


Coltivazione di tè in Malesia

Ad ogni latitudine, l'armonia uomo-natura è garantita.

Foto pervenutemi da Marco Lorenzi.

domenica 10 ottobre 2010

La terra

Contadino delle Langhe

Il mio amico Marco Lorenzi mi foraggia di fotografie. Tempo fa mi ha mandato questa presa dal web che, oltre che ad essermi familiare, mi ha fatto riflettere sulla distanza che si è creata col progresso tra l'uomo e il contatto viscerale con la terra. Era fatica, è vero, ma era anche un deposito di valori. Umiltà, coraggio, volontà, pazienza, accettazione, contatto col proprio corpo e la materia da manipolare, odori, osservazioni, elementi... la terra, la fonte della vita.

venerdì 8 ottobre 2010

Solidarietà del Teatro Regio di Torino per il Carlo Felice di Genova

Teatro Carlo Felice di Genova
(foto presa dal web)

Questo è il comunicato letto martedì sera all’inizio dello spettacolo al Teatro Regio di Torino, fortunatamente trasmesso in diretta da Radio3 e ripreso all'indomani da alcuni giornali. Lo stesso comunicato verrà consegnato in forma di volantino al pubblico delle recite successive:

In occasione dell’inaugurazione della stagione 2010 – 2011 le lavoratrici e i lavoratori della Fondazione Teatro Regio di Torino rivolgono un pensiero di solidarietà ai colleghi del Teatro Carlo Felice di Genova, ove in queste ore si sta vivendo una crisi drammatica senza precedenti. Ai dipendenti del Teatro di Genova vengono accollate le colpe esclusive del fallimento di un sistema fatto di cattive gestioni e accumulo di deficit, per il quale stanno pagando con la possibile perdita del salario e del posto di lavoro. Le soluzioni a sostegno momentaneo del Teatro proposte dalle forze sindacali, votate dalla maggioranza dei dipendenti, mediante la decurtazione volontaria dello stipendio, sono state rifiutate dal CDA e ora si avvicina lo spettro della liquidazione amministrativa coatta. Esortiamo le forze politiche, sociali e amministrative a scongiurare con ogni mezzo tale disastrosa soluzione che porterebbe, nel capoluogo ligure, alla scomparsa di una realtà di grande valore artistico. In questo momento di crisi economico-culturale nazionale, chiediamo uno sforzo a tutte le istituzioni coinvolte affinchè promuovano e sostengano il rilancio del sistema culturale italiano. Abbiamo constatato, durante la nostra recente trasferta in Oriente, come il mondo consideri l’arte e la musica lirica italiana la massima espressione di civiltà. E’ nostro dovere difendere tale patrimonio e trasmetterlo alle generazioni future.

I Lavoratori del Teatro Regio di Torino

Post pubblicato sul blog Non zittite l'arte


lunedì 4 ottobre 2010

Nel bel mezzo della festa

Leno Pastorini

In Val Nervia, verso la fine dell'estate e nel primo periodo autunnale si svolgono una serie di sagre. Si inizia con le pansarole ad Apricale, i barbagiuai a Camporosso, la sagra del fungo a Pigna, la castagnata a Buggio e a Castelvittorio.
Ieri a Pigna, c'era appunto la sagra del fungo, una classicissima, che offre una piacevole atmosfera di festa nella splendida cornice del paese; la partecipazione di pubblico è sempre molto alta e la bella giornata ne ha favorito lo svolgimento.
Nel bel mezzo della festa ecco che Leno se ne torna a casa dopo la sua battuta di caccia e attraversa la piazza proponendo questa immagine di "rottura" con il contesto festaiolo.

Leno

Ormai anche nei paesi ci si sente tutti abbastanza omologati e la sua comparsa mi ha riportato alla vera identità della gente di paese, all'essere unico e a proprio modo, con tranquilla e pacifica convinzione. Serenamente Leno ha attraversato la piazza, salutando e sorridendo e dentro di me pensavo che certi personaggi ci "staccano" in senso positivo dal contesto in cui ci si trova e ci riportano a riscoprire valori perduti. Non importa se si dissente dal fattore "caccia", importa capire che un diverso fra tanti uguali a volte fa davvero la differenza.


martedì 28 settembre 2010

Mani amiche...


...a Santa Giusta, suonavano in tre,


Elvio al basso,


Angelino alla tromba,


Manuela al sax,


sotto questa topia (pergola) di uva fragola.

Come un Mandala.